Elena Varvello è nata a Torino nel luglio 1971 e vive nella provincia torinese.
Poetessa, scrittrice e insegnante di italiano in un istituto professionale, dopo aver aver conseguito la laurea in Filosofia presso l'Università di Torino, dedicandosi in particolar modo allo studio dell'ermeneutica, ha frequentato il Master di Scrittura e Storytelling presso la Scuola Holden di Torino e nel 2001 ha dato alle stampe per Portofranco la sua prima raccolta di poesie Perseveranza è salutare.
Nel dicembre del 2002 ha partecipato allo slam poetry televisivo La poesia incontra, trasmesso da Rai 3, e l'anno successivo è stata fra i coordinatori del progetto di scrittura collettiva organizzato dal Comune di Torino, terminato con la pubblicazione nel 2003 del romanzo Piovono storie (Fernandel).
Collaboratrice di numerosi quotidiani e riviste tra cui Specchio, (de La Stampa), D di Repubblica, Ilsole24ore, Il Maltese, Linus, Ventiquattro, Nazione Indiana, Rassegna Sindacale, NoTag, redattrice della rivista letteraria Ex Libris e autrice di numerosi racconti pubblicati in antologie, tra cui ricordiamo Generazioni (L'ancora del Mediterraneo, 2005), Ho visto cose (Bur, 2008), Storie scellerate (Cabila Edizioni, 2009), nel 2004 ha pubblicato per Canopo la seconda raccolta di poesie Atlanti e nel 2007 l'antologia di racconti L'economia delle cose (Fandango), con cui è giunta finalista alla 61ª edizione del Premio Strega; come pure del premio Berto, dell premio Cocito Montà d'Alba e del premio Il Ceppo. Con lo stesso libro ha vinto nel 2007 il Premio Settembrini e nel 2008 il Premio Bagutta sezione Opera Prima. Sempre nel 2007 ha firmato per RadioRai2 lo sceneggiato Il mare nascosto e partecipato al progetto Drink in Art del Teatro Eliseo di Roma con il testo teatrale Marnero.
Nel gennaio del 2008 il regista Enrico Ranzanici ha realizzato il cortometraggio La Pistola, tratto dall'omonimo racconto contenuto ne L'economia delle cose e finalista nel 2009 al 242 Short Film Festival 3a Edizione. Nel 2013 esce il romanzo La fine del mondo (Loescher), Cime Tempestose di Emily Brontë, la storia si concentra sull'incontro fra i due
protagonisti, Katia e Sandro, ancora bambini, e racconta la nascita e lo sviluppo del loro legame nell'adolescenza, indagando sul sentimento assoluto - fino a diventare simbiotico - che unisce due ragazzini molto diversi fra loro. La fine del mondo è ambientato nell'estrema periferia urbana di oggi, un posto in cui ai palazzoni, all'edificio che ospita la scuola e al centro commerciale, succedono prati, stabilimenti industriali e capannoni. Il romanzo presenta quello che sarà il carattere identitario della collana Backstage: rilegge in chiave moderna alcuni topoi della tradizione letteraria, riferendosi in particolare a un grande modello romanzesco del passato. L'opera
è arricchita da un'appendice in cui l'autrice spiega come ha ideato, perfezionato, montato e scritto la storia, permettendo al lettore di entrare nel proprio laboratorio di scrittura.
Nel 2016 è la volta di La vita felice (Einaudi), un romanzo mozzafiato sulle colpe dei padri e l'innocenza dei figli.
La vita felice è un meccanismo a orologeria: il ticchettio inarrestabile che avvertiamo, pagina
dopo pagina, è quello di una famiglia che sta per essere travolta. Accade tutto in una notte, e quella che era una minaccia diventa una ferita che non si può più cancellare.
Docente alla Scuola Holden di Torino, organizzatrice di corsi e seminari presso il Circolo dei lettori di Torino e di numerosi laboratori di poesia e narrazione in tutta Italia, nel 2011 ha esordito nel romanzo con La luce perfetta del giorno, pubblicato con Fandango Libri.
Poesia
Raccolte di racconti
Racconti
Romanzi
Sceneggiati radiofonici
La vita felice
Nei boschi
Nell'agosto del 1978, l'estate in cui incontrai Anna
Trabuio, mio padre portò nei boschi una ragazza.
Si era fermato col furgone sul ciglio della strada, pri-
ma del tramonto, le aveva chiesto dove stesse andando, le
aveva detto di salire.
Lei accettò il passaggio perché lo conosceva.
Lo videro viaggiare a fari spenti in direzione del paese,
ma poi lasciò la strada, prese un sentiero ripido e sconnes-
so e la costrinse a scendere, la trascinò con sé.
Mia madre e io restammo ad aspettarlo, temendo aves-
se avuto un incidente.
Mentre scrutavo il buio dalla finestra del soggiorno,
lei fece un paio di telefonate - «Non è ancora tornato».
La trovai poggiata alla parete, in corridoio, con la cor-
netta premuta contro il petto. - Vedrai che è tutto a po-
sto, - disse tentando di sorridere, come se avesse sentito
il suo furgone, i passi di mio padre giú in cortile.
Chiamò il pronto soccorso dell'ospedale piú vicino: tirò
un sospiro di sollievo quando risposero che lui non era lí.
Mise a scaldare del caffè e ci sedemmo al tavolo, in cu-
cina. Indossava un vestito azzurro, a maniche lunghe, su
cui spiccavano piccole palme verdi che parevano sul punto
di venire sradicate sotto la forza di un vento inarrestabile.
- Non preoccuparti, - disse.
Tornai in soggiorno, mi stesi sul divano e poi mi addor-
mentai, un sonno confuso da cui mi risvegliai poco piú tardi.
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Mia madre era in cortile.
- Perché non vai a letto? - chiese.
- Non ho piú sonno.
Distese un braccio per cingermi le spalle e alzò lo sguardo al cielo:
- Guarda com'è limpido.
- Hai freddo? - domandai.
Stava tremando, in quella notte estiva.
Andò a sdraiarsi e io provai a leggere un fumetto.
Mezz'ora dopo uscí dalla sua stanza. Aveva una coperta
buttata sulle spalle. Scosse la testa: - È inutile, non riesco
a riposare, - si chiuse in bagno e poi tornò in cucina e mi
chiamò. - Ti va di stare un po' con me?
Si strinse la coperta sotto il collo.
Prima dell'alba, nel silenzio, sentimmo il suo furgone.
Lei si voltò verso la porta, drizzò la schiena, sfilò via la
coperta e si passò le dita fra i capelli.
- Oh, meno male. Grazie a Dio -. La guardai alzarsi,
sistemare il vestito lungo i fianchi e uscire: - Tesoro, ma
dove eri finito?
Io la seguii subito dopo. Rimasi sotto il portico, sotto la
luce accesa, tentando di distinguerlo nel buio. Ero arrabbiato
e insieme sollevato, avrei voluto schiaffeggiarlo e dirgli che
non m'importava - «Potevi startene dov'eri» -, avrei volu
-to correre da lui e assicurarmi che non si fosse fatto male.
Emersero alla luce, lentamente, e li guardai entrare.
Avevo sedici anni.
Se n'era andato già da tempo, ormai, ma fu soltanto
allora - neppure un anno dal suo licenziamento e dopo la
scomparsa del bambino - che tutto si spezzò.
La luce perfetta del giorno
Fantasmi 1969
La prima volta, l'inizio, è un tardo pomeriggio di ottobre - la luce è un orlo rossastro, un lembo di cielo spoglio all'orizzonte contro cui premono nuvole scure e pesanti. Il posto si chiama Croci, ed è molto diverso, adesso, da com'era allora, un piccolo centro abitato circondato da boschi e da campi di granturco. Ora, fra i boschi, ci sono tre supermercati, un grande negozio che vende computer, un colorificio a due piani, un paio di fastfood e un videonoleggio con distributore automatico. Un rivenditore di automobili usate lungo la strada statale, in uno sventolio di bandiere. Un elegante complesso sportivo fiorito intorno alla vecchia piscina coperta, bar e ristorante con vetrata panoramica che dà sui campi da tennis intorno ai quali matura il granturco, e l'unico rumore è lo schiocco delle palline colpite dalle racchette. L'edificio che accoglieva le scuole è stato ricostruito e ampliato - blocchi di cemento aggrappati al fianco di una collina, grandi finestre che brillano sotto la luce del sole, nelle brevi e caldissime estati, e un ampio parcheggio.
Buk Festival per editi, inediti e poesie. Scadenza a fine luglio.
Premio Babel per la traduzione per un giovane traduttore letterario italiano. Scade il 30 giugno 2016.