Enzo Bianchi è nato a Castel Boglione (Asti) il 3 marzo 1943.
Dopo gli studi presso la Facoltà di Economia e Commercio dell'Università di Torino, alla fine del 1965 ha raggiunto il villaggio di Bose, una frazione abbandonata del Comune di Magnano sulla Serra di Ivrea con l'intenzione di dare inizio a una comunità monastica ecumenica. Insieme ad alcuni amici degli anni di studio sistema una cascina dove resterà solo per i primi tre anni, a partire dall' 8 dicembre 1965, data da lui scelta per segnare l'inizio di quella esperienza, nel giorno in cui ha termine la celebrazione del Concilio. Nel 1968 è stato raggiunto dai primi fratelli e sorelle, cattolici e protestanti, che con lui hanno dato inizio alla vita in comune, nel celibato, nella preghiera e nel lavoro. La comunità è stata approvata dal vescovo diocesano, che ha raccolto le prime professioni monastiche; è tuttora presieduta da Enzo Bianchi e conta un'ottantina di membri di cinque diverse nazionalità. E' presente, oltre che a Bose, anche a Gerusalemme (Israele) e Ostuni (Brindisi).
Nel 1983 Bianchi ha fondato la casa editrice Qiqajon Comunità di Bose, che pubblica testi di spiritualità biblica, patristica e monastica.
Dal 1990 al 2005 ha diretto la rivista "Parola, Spirito e Vita" e oggi fa parte della redazione della rivista internazionale di teologia "Concilium" e del comitato scientifico di Biennale Democrazia.
Nel 2000 l'Università di Torino gli ha conferito la laurea ad honorem in Storia della Chiesa.
Enzo Bianchi dedica il suo ministero soprattutto alla predicazione, ed è autore fecondo di testi sulla spiritualità cristiana e sulla grande tradizione della Chiesa, tradotti in molte lingue. Collabora su tematiche religiose e di attualità contemporanea ai giornali La Stampa, Avvenire, I luoghi dell'infinito, e, in Francia, a La Croix, Panorama e La Vie.
Nel 2009 ha pubblicato con Einaudi Il pane di ieri, la sua prima opera di carattere narrativo, che si è aggiudicata nello stesso anno il Premio Pavese.
Romanzi:
Saggi di tema religioso:
Il pane di ieri
Ël pan ed sèira, l'è bon admàn
Difficile operazione ricordare, rileggere e raccontare il proprio passato, il mondo di ieri nel quale abbiamo vissuto. Operazione in cui si corre non solo il rischio della nostalgia, quanto quello di rendere idilliaco ciò che in realtà non lo era affatto: rischio ancor più facile se il nostro passato si situa in un mondo un po' perduto, come quello della cultura contadina, e se i ricordi risalgono a un'età precedente quella della maturità. Eppure resto convinto della verità di un detto della mia terra: Ël pan ed sèira, l'è bon admàn "Il pane di ieri è buono domani"...
Buk Festival per editi, inediti e poesie. Scadenza a fine luglio.
Premio Babel per la traduzione per un giovane traduttore letterario italiano. Scade il 30 giugno 2016.