Fabio Geda è nato il 1 marzo 1972 a Torino, dove vive.
Laureato in Scienze della Comunicazione, lavora come educatore in un centro di recupero per minori. Dopo avere prestato servizio civile come obiettore di coscienza dai Padri Salesiani, ha deciso di diventare educatore per i servizi sociali del Comune di Torino, dapprima con i minori di strada a San Salvario e dal 2000 in case alloggio per adolescenti in prevalenza stranieri.
Nel 2007 ha esordito come scrittore con la casa editrice torinese Instar libri: Per il resto del viaggio ho sparato agli indiani è la storia di un ragazzino rumeno che attraversa l'Europa alla ricerca del nonno. Il romanzo ha riscosso un successo immediato di critica e pubblico, ed è stato selezionato per le fasi finali del Premio Strega (presentato da Valeria Parrella e Diego De Silva). E' stato giudicato Miglior Esordio 2007 per la redazione di Fahrenheit e ha vinto il Premio del Giovedì "Marisa Rusconi". Tradotto in Romania e in Francia, qui ha vinto il Prix Jean Monnet des Jeunes Européens.
Nel 2008, sempre da Instar libri, è uscito il secondo romanzo, L'esatta sequenza dei gesti con cui Geda ha vinto il Premio Grinzane Cavour e il Premio dei Lettori di Lucca.
Ad aprile 2010 è uscito per Baldini Castoldi e Dalai Nel mare ci sono i coccodrilli. Storia vera di Enaiatollah Akbari, un successo tradotto in 32 paesi e vincitore del Premio Libro dell'anno per Fahrenheit Radio3.
Del 2011 La bellezza nonostante, che ha inaugurato la nuova collana «Inaudita Big» di Transeuropa. Si tratta di un racconto in forma di monologo di un maestro che ha insegnato per trent'anni in un carcere minorile. Ancora una volta un'opera germinata dall'esperienza diretta dell'autore.
Geda scrive su Linus e La Stampa. Collabora stabilmente con la Scuola Holden, il Circolo dei Lettori di Torino e la Fondazione per il Libro, la Musica e la Cultura.
Gioca nell'Osvaldo Soriano Football Club, la Nazionale Italiana Scrittori.
Collaborazioni:
Nel mare ci sono i coccodrilli. Storia vera di Enaiatollah Akbari.
Il fatto, ecco, il fatto è che non me l'aspettavo che lei andasse via davvero. Non è che a dieci anni, addormentandoti la sera, una sera come tante, né più oscura, né più stellata, né più silenziosa o puzzolente di altre, con i canti dei muezzin, gli stessi di sempre, gli stessi ovunque a chiamare la preghiera dalla punta dei minareti, non è che a dieci anni - e dico dieci tanto per dire, perché non è che so con certezza quando sono nato, non c'è anagrafe o altro nella provincia di Ghazni - dicevo, non è che a dieci anni, anche se tua madre, prima di addormentarti, ti ha preso la testa e se l'è stretta al petto per un tempo lungo, più lungo del solito, e ha detto: Tre cose non devi mai fare nella vita, Enaiat jan, per nessun motivo. La prima è usare le droghe. Ce ne sono che hanno un odore e un sapore buono e ti sussurrano alle orecchie che sapranno farti stare meglio di come tu potrai mai stare senza di loro. Non credergli. Promettimi che non lo farai.
Promesso.
La seconda è usare le armi. Anche se qualcuno farà del male alla tua memoria, ai tuoi ricordi o ai tuoi affetti, insultando Dio, la terra, gli uomini, promettimi che la tua mano non si stringerà mai attorno a una pistola, a un coltello, a una pietra e neppure intorno a un mestolo di legno per qhorma palaw, se quel mestolo di legno serve a ferire un uomo. Promettilo.
Promesso.
La terza è rubare. Ciò che è tuo ti appartiene, ciò che non è tuo no. I soldi che ti servono li guadagnerai lavorando, anche se il lavoro sarà faticoso. E non trufferai mai nessuno, Enaiat jan, vero? Sarai ospitale e tollerante con tutti. Promettimi che lo farai.
Promesso.
Ecco. Anche se tua madre dice cose come queste e poi, alzando lo sguardo in direzione della finestra, comincia a parlare di sogni senza smettere di solleticarti il collo, di sogni come la luna, alla cui luce è possibile mangiare, la sera, e di desideri - che un desiderio bisogna sempre averlo davanti agli occhi, come un asino una carota, e che è nel tentativo di soddisfare i nostri desideri che troviamo la forza di rialzarci, e che se un desiderio, qualunque sia, lo si tiene in alto, a una spanna dalla fronte, allora di vivere varrà sempre la pena - be', anche se tua madre, mentre ti aiuta a dormire, dice tutte queste cose con una voce bassa e strana, che ti riscalda le mani come brace, e riempie il silenzio di parole, lei che è sempre stata così asciutta e svelta per tenere dietro alla vita, anche in quell'occasione è difficile pensare che ciò che ti sta dicendo sia: Khoda neghadar, addio.
Buk Festival per editi, inediti e poesie. Scadenza a fine luglio.
Premio Babel per la traduzione per un giovane traduttore letterario italiano. Scade il 30 giugno 2016.